Cosa vedere a Piacenza e cosa mangiare
Piacenza non è una metropoli ma neppure un paesino, non è tra le top 5 italiane ma si difende bene ed è una meta perfetta per una gita di un paio di giorni – dipende dalla distanza – in qualsiasi stagione. Tra arte e architettura, è facile scoprire cosa vedere a Piacenza e cosa mangiare perché in questa zona ogni piccola o grande vacanza si trasforma senza esitazione in una esperienza anche gastronomica che non ha pari. E lo sanno anche tanti turisti stranieri che ci lasciano il cuore. Quindi partiamo, alla volta di questa cittadine dell’Emilia Romagna con appetito di mente e di corpo.
Cosa vedere a Piacenza
Da questo che un tempo era un borgo, sono transitati moltissimi personaggi famosi che l’hanno arricchita, lodata e amata. Pellegrini, Papi, principi ma anche uomini di cultura come poeti, pittori e scrittori. E poi santi e templari. Un momento di svolta è stato certamente quello in cui è passata sotto il Farnese, nel 1500, diventando una città ricca e potente. Oggi un solo giorno non basta per ammirare con il dovuto tempo le meraviglie che ospita: gli affreschi del Guercino nella cupola della Cattedrale e quelli del Pordenone in Santa Maria di Campagna, il Tondo del Botticelli e il fegato etrusco. E poi c’è la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi con capolavori di Boccioni, Mancini e Fattori. Per organizzare bene il nostro weekend è meglio guardare con ordine cosa vedere a Piacenza.
Partiamo dal centro, dal centro del centro, ovvero da Piazza Cavalli, nome legato alla presenza di due statue a forma di cavallo in bronzo, che rappresentano Alessandro Farnese e suo figlio Ranuccio realizzati dallo scultore toscano Francesco Mochi intorno al 1612. I basamenti sono in marmo bianco di Carrara con bassorilievi in bronzo con le Allegorie della pace e del Buon Governo (Ranuccio) e l’incontro ad Anversa tra Alessandro e gli ambasciatori inglesi. A questa piazza si affaccia il Palazzo Gotico, in marmo rosso di Verona e in cotto, costruito nel 1281 con un porticato basso e una balconata, come tanti palazzi tipici del Comune dell’Italia Settentrionale.
Prima di visitare il duomo diamo un’occhiata alla chiesa di Santa Maria di Campagna, costruita nel 1522 dove c’era un pozzo dove si dice siano stati gettati vari martiri cristiani. È un luogo avvolto nelle leggende e nel mistero, e questo non fa che aggiungere fascino ad una costruzione che ha una bellezza semplice e affascinante. Ha una pianta centrale e da fuori appare molto armoniosa e pulita. Non le mancano certo le decorazioni a partire dagli affreschi della Cupola, del Pordenone raffiguranti scene dell’Antico Testamento e alcuni episodi biblici a partire dalla Creazione del mondo. In alcuni periodi dell’anno si può accedere al “camminamento degli artisti” da cui si possono ammirare gli affreschi da vicino. Vicino a questa chiesa c’è la bella Cappella di Santa Caterina, affrescata sempre dal Pordenone, che merita una visita.
Ora siamo pronti per visitare il Duomo, con la sua bella facciata doppio colore, in marmo rosa e arenaria, risalente al 1122. Affianco, sulla sinistra, c’è una bella torre campanaria di 72,5 metri con l’“Angil dal Dom“ in cima, tanto amato dai cittadini. Sotto questa costruzione, c’è una gabbia che veniva usata come prigione. Quando entriamo nel Duomo di Piacenza notiamo la bellissima cupola del Guercino. La struttura della chiesa è a tre navate a croce latina, da vedere anche il fonte battesimale del V secolo e la cripta medievale, la parte più antica della chiesa.
Abbiamo nominato i Farnese subito, per la loro importanza nella storia di questa città e se ci si chiede cosa vedere a Piacenza, non si può non includere il Palazzo Farnese. Appena saliti al potere nel 1558 lo fanno costruire, tra il centro e il fiume Po, e lo terminano nel 1602. Oggi il palazzo ospita i Musei Civici di Piacenza divisi in quattro sezioni: il Museo delle Carrozze, la Pinacoteca, il Museo Archeologico con il fegato etrusco, e il Museo del Risorgimento.
Nelle vicinanze ci sono la Sala dei Teatini e la Chiesa di San Antonino.
La prima è un auditorium dove suona l’orchestra giovanile di Piacenza guidata dal maestro Muti e ha delle pareti affrescate con santi, angeli e profeti, scene bibliche e allegoriche. La seconda, la Chiesa di Sant’Antonino, non ha conservato molto l’aspetto originale ma ospita le spoglie santo patrono di Piacenza e gli affreschi di Camillo Gavasetti nel presbiterio.
Chi ama l’arte non può non fare un salto alla Galleria Ricci Oddi con una collezione di opere dell’Ottocento e Novecento tra cui “Ritratto d’uomo” di Francesco Hayez. Un’altra galleria meno nota ma da visitare, anche solo per la presenza dell’Hecce Homo o Cristo alla Colonna (1473) di Antonello da Messina, è la Galleria Alberoni.
Se abbiamo ancora del tempo possiamo visitare due belle chiese, quelle di San Savino e San Sisto. La chiesa di San Sisto ha origini medievali: fu fondata nel 874 e ha affianco un monastero di benedettine. La chiesa di San Savino ha una facciata austera ma una meravigliosa cripta con i mosaici del 1100 d.C che raffigurano i mesi e i segni zodiacali su sfondo a onde marine.
Cosa mangiare a Piacenza
Ora inizia la parte culinaria del viaggio, e non c’è antipasto, primo o secondo, e dolce che non meriti. L’antipasto è a base di salumi e formaggi, non ne mancano di tipici e golosi. Piacenza è l’unica provincia in Europa ad avere 3 salumi a marchio DOP – salame, coppa e pancetta – da affiancare a 2 formaggi DOP. Provolone Valpadana e Grana Padano. Al posto del pane si può assaggiare la tipica e antichissima burtleina o con i chissulein.
Tra i primi piú tipici ci sono i Pisaréi e Fasö, un piatto di gnocchetti e fagioli borlotti conditi con passata di pomodoro e lardo, di origine contadina, e i tortelli con la coda, dei fagottini di pasta ripiena e con una forma che ha la coda. Anche gli anolini sono una vera tradizione, soprattutto sotto Natale, da non confondere con quelli di Parma. Altri piatti interessanti che citiamo e vi lasciamo il piacere di scoprire sono i maccheroni bobbiesi, la Bomba di riso alla piacentina e la pìcula ‘d caval con la polenta.
I secondi piatti non hanno nulla da invidiare ai primi, il più tradizionale è senza dubbio lo Stracotto alla piacentina con carne di cavallo. Nei menù spuntano anche le lumache lessate e poi insaporite con vino bianco, chiodi di garofano, salsa di pomodoro e brodo. Terminiamo in dolcezza con delle ricette semplici e genuine come quella del latte in piedi simile al crème caramel, o come quella dei tipici biscotti Busslanein. Più raffinati e golosi i Turtlitt, tortelli invernali. Per digerire, un bicchiere di Bargnolino a base di bacche di prugnolo.
Pubblicato da Marta Abbà il 10 Gennaio 2022