La Maison de la Joie: esempio di Turismo responsabile
Alla Maison de la Joie turismo responsabile significa turismo di consapevolezza di sé stessi e delle proprie azioni. Un turismo responsabile va incontro alla gente, alla natura del posto visitato, con rispetto e disponibilità. Un turismo responsabile non avvalla distruzione e sfruttamento, ma è portatore di principi fondamentali come equità, sostenibilità e tolleranza. Fatto in Benin, a La Maison de la Joie, o altrove, secondo Marco di Nardo non ci sono differenze: l’importante è mantenerne validi descritti.
In cosa consiste l’offerta di turismo responsabile di Maison de la Joie?
Non siamo un’agenzia turistica, diamo la possibilità di conoscere un territorio poco noto, di incontrare comunità nei propri villaggi, fuori da qualsiasi rotta turistica, e di viverci quotidianamente approfondendo la conoscenza culturale e religiosa. Questo turismo responsabile è una esperienza unica perché permette di vedere come vivono popoli autoctoni, senza creare inquinamenti culturali.
Quali formule di turismo responsabile consigliate e a chi?
Ci vorrebbero almeno 16-20 giorni a disposizione: una settimana per vivere a La Maison de la Joie coi bambini della casa famiglia, e i rimanenti per conoscere la realtà Beninese, dal sud al nord. A tutti, senza fare differenze, proponiamo avventure o viaggi estremi, un viaggio conoscitivo e culturale, il vero contatto con il popolo e l’ambiente.
Che vantaggi offre il turismo responsabile nel visitare il Benin?
Il poter interagire esclusivamente con persone del luogo, giovani guide, associazioni di volontariato. Ogni soldo speso in Benin con noi, poi, non alimenta multinazionali del turismo, ma aiuta progetti locali esistenti o situazioni precarie in villaggi. Il turista con noi vede la vita reale e non cultural village e spettacoli ad hoc.
Quali sono i requisiti necessari per fare del turismo responsabile con la Maison de la Joie?
Fisici non ce ne sono di particolari per il nostro turismo responsabile. E’ richiesta invece una mente pronta a mettere da parte il back-ground culturale occidentale, pronta a non voler per forza trovare una spiegazione a tutto quello che si vede, ma ad accettarlo come tale.
Ci sono accorgimenti logistici, sanitari o burocratici?
Alla logistica pensiamo noi, a il livello sanitario l’unica vaccinazione obbligatoria è la febbre gialla ma consigliamo epatite A e B, meningite e tetano. Per la burocrazia, bisogna ottenere il visto d’ingresso presso l’Ambasciata del Benin a Roma e noi forniamo lettera d’invito per poterlo ottenere.
Quali escursioni consigliate, sempre da turismo responsabile?
Sicuramente la visita di Ganviè, la Venezia d’Africa, città costruita sulla palafitte, con una leggenda sulla sua nascita molto intrigante. E poi la visita di Ouidah, per capire meglio la tratta degli schiavi, ed avvicinarsi alla religione di stato, il Voodoo.
Ci sono feste o ricorrenze culturali o religiose da non perdere?
Sì, ed in qualsiasi periodo dell’anno. La festa più importante è sicuramente “Il festival internazionale del Voodoo”, il 10 Gennaio: ci sono tutte le figure tradizionali di una delle religioni più antiche del mondo, oltre al Papa del Voodoo. Vi partecipano ogni anno l’ambasciatore americano e quello francese, arrivano da Haiti le massime autorità religiose della nazione caraibica.
Che prezzi ha il vostro turismo responsabile?
I prezzi di permanenza a La Maison sono di € 20 in pensione completa. Per i tour al nord usiamo autisti locali molto fidati e le cifre cambiano a seconda del mezzo: un pulmino da 12 posti costa circa € 75 al giorno quindi vuol dire a persona poco più di € 6, ad esempio.
Dove finisce il ricavato?
Tutto ne La Maison de la Joie, come turismo responsabile vuole che sia: per il mantenimento della casa, le spese mediche, scolastiche e alimentari. Stiamo valutando di creare una nuova grande stanza per accogliere altri bambini. La forza del nostro turismo responsabile è che siamo tutti volontari e senza uffici: se raccogliamo cento arriva cento tutto a La Maison.
Una volta tornati, si può mantenere un rapporto con la Maison ?
Assolutamente si, noi mandiamo “Le Petit Journal” trimestrale con quello che accade a La Maison, e in Benin. Abbiamo un canale youtube nostro ed è è stata creata una mail per restare in contatto con i bambinilamaisondelajoie-ouidah@outlook.it
Una ricetta che per ingolosire i futuri ospiti del vostro turismo responsabile?
L”Igname Pillè, piatto del Benin per eccellenza. L’igname è un tubero grande che viene sbucciato e fatto a pezzettoni, messo a bollire a fuoco lento per poi essere lavorato in grandi mortai fino ad ottenere un composto simile alla polenta da servire con una salsa di arachidi, “sauce de arachide”. C’è anche una salsa con carne di montone o con formaggio. Si mangia con le mani inzuppando “la polenta” nelle varie salse.
Dopo una esperienza di turismo responsabile da voi, come si torna a casa?
Rispondo con la mia esperienza, condivisa con Lorenza, mia moglie. La nostra prima volta a La Maison de la Joie, è stata 5 anni fa: avevamo già esplorato mezzo mondo ma mai l’Africa nera. Siamo finiti in Benin, l’esperienza è stata fantastica, ma rientrati ci siamo chiesti, “ma come fanno alcune persone a farsi prendere dal mal d’Africa?”. Non è passato nemmeno un mese che una sera ci siamo guardati e quasi all’unisono siamo usciti con ” ma se a gennaio tornassimo in Benin?”
Come mai questa voglia di tornare?
Ci mancavano i sorrisi, i saluti delle persone, quel clima magico… quel senso diverso dell’importante… Da allora collaboriamo attivamente con l’associazione ed è stata quella esperienza di turismo responsabile a cambiarci, a farci vedere il mondo con gli stessi occhi di bambini che non hanno avuto molto dalla vita, ma riescono lo stesso a sorridere e giocare anche col niente.
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Pubblicato da Marta Abbà il 1 Agosto 2014