Fegato Etrusco di Piacenza a Palazzo Farnese
Suona strano andare in cerca di un Fegato Etrusco di Piacenza, in un Palazzo storico come Palazzo Farnese, ma se si conosce l’oggetto non è poi così strano, anzi, non può che risultare interessante. Non si studia su tutti i libri di scuola, il Fegato Etrusco di Piacenza, perché non è noto come la Gioconda o il codice di Hammurabi, si tratta di un oggetto in pietra che ha a che fare con la divinazione, quindi con l’arte di trarre indicazioni sul futuro a partire dalle interiora degli animali.
Per le persone interessate a questo tipo di pratiche, oppure alla storia etrusca, il Fegato Etrusco è un reperto di grande importanza. Dagli studi su di esso effettuati e che si effettueranno in futuro abbiamo l’opportunità di capire molte cose in merito a uno degli aspetti più “magici” della storia antica. Ai tempi il parere degli indovini contava moltissimo in numerosi ambiti, molti sovrani e governanti li interpellavano per prendere decisioni che avrebbero cambiato il destino del loro intero popolo.
Fegato Etrusco di Piacenza: cosa è
E’ prima di tutto un modello di un fegato e non un fegato magari impagliato o plastificato. E’ un fegato di pecora realizzato in bronzo, pesa 635 grammi e misura 126 x 76 x 60 millimetri. Se lo si osserva bene, si vede che nella parte inferiore riporta il ligamentum coronarium mentre in quella superiore ci sono tre protuberanze corrispondenti ad altrettante parti anatomiche, il lobus caudatus, la vescica fellea e il processus papillaris.
Per prima cosa, guardandolo si deve prendere atto di quali fossero le conoscenze anatomiche del tempo, ma non è solo questo aspetto a rendere il fegato così importante per gli studiosi. Ci sono queste iscrizioni che contengono nomi di divinità e che rappresentano una miniera di informazioni preziose.
Consultandole, studiandole, siamo riusciti finora a capire che vi è rappresentata la volta celeste vista dagli Etruschi del tempo. C’è un nastro perimetrale di 16 caselle che sono i settori del cielo, orientati secondo gli assi cardinali e raggruppati in quattro sezioni, riferite ai diversi livelli del cosmo: cielo, acqua, terra, inferi. Anche l’altra faccia del Fegato Etrusco di Piacenza contiene informazioni preziose, vi sono riportati anche i nomi del sole e della luna.
Fegato Etrusco di Piacenza di Palazzo Farnese
Questo importante reperto storico è dal 1894 di proprietà comunale ma solo negli ultimi anni è stato messo in posizione di rilievo in modo che potesse essere valorizzato anche dal punto di vista più turistico e amatoriale. Nel 2000 è stato sistemato al centro della torre di sud-ovest della Cittadella di Palazzo Farnese, presso il Museo di Palazzo Farnese.
E’ recentissima, del 2015, l’aggiunta di una videoinstallazione proiettata a pavimento che accompagna i visitatori e racconta il contenuto delle iscrizioni, con l’organizzazione delle sedi divine nei diversi settori del cielo. Ci sono poi dei grandi pannelli informativi che spiegano in modo più approfondito il ruolo che il Fegato Etrusco di Piacenza gioca nello studio della religione etrusca.
Fegato Etrusco di Piacenza: la storia
Il ritrovamento del Fegato risale al 1877, è avvenuto in un campo nei pressi di Ciavernasco, vicino a Gussolengo, da un contadino che stava arando. Nel 1894 è diventato di proprietà del conte Francesco Caracciolo che lo ha donato al Consiglio Comunale di Piacenza.
Nelle mani degli esperti, il Fegato Etrusco ha raccontato la sua storia: è stato realizzato in Etruria settentrionale tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C., è senza dubbio un oggetto che era utilizzato sia per pratiche divinatorie orientali sia per studi relativi a filosofie di origine greca.
La città di Piacenza ha ben presente l’importanza del Fegato che custodisce, infatti in occasione della cerimonia per il titolo di “Capitale Antirazzista”, nel 2016, il premio consegnato ai rappresentanti cittadini, prefetto, presidente della provincia e sindaco, aveva proprio la forma del Fegato Etrusco.
Fegato Etrusco di Piacenza: significato
Come premio, era un riconoscimento antirazzista, ma il reperto in sé ha tutt’altro significato, ed è un significato connesso con l’interpretazione del volere divino attraverso l’osservazione del fegato delle vittime. In particolare, al tempo degli etruschi, si sacrificava un animale, una pecora in questo caso, e poi si confrontava il fegato suo con il manufatto in bronzo, effettuando così le varie profezie. Non è ancora molto chiaro come lo si usasse nella pratica, forse era uno strumento didattico, forse un attrezzo di lavoro oppure un elemento appartenente a una statua onoraria.
Non mancano le leggende attorno a questo oggetto, una di esse, una delle più note, arrivata fino a noi, racconta che è stato smarrito da un indovino etrusco mentre si trovava al seguito di un militare romano durante una battaglia vicino a Piacenza, tra la fine del II secolo a.C. e gli inizi del I. Noi lo abbiamo trovato a fine 1800, figuriamoci!
Già in visita a Piacenza per questo reperto storico, possiamo proseguire andando a scoprire altri interessanti aspetti della città di Piacenza
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Pubblicato da Marta Abbà il 30 Aprile 2018